PEDAGOGIA - la “PEDAGOGIA POVERA”


 L’INFANZIA POVERA 

PERCORSI DI PENSIERO CRITICO – Il bambino: speranza e promessa per  l'umanità [1] - La Città Futura












Dopo il 1815 si verificò un notevole aumento della popolazione, e quindi anche la quota di popolazione infantile aumentò. Questo comportò l'incremento di fenomeni come accattonaggio (l'elemosina) e vagabondaggio. 

↳ L'aumento della popolazione giovanile, spingeva masse di ragazzi a trasferirsi dalle campagne alle città, nella speranza di trovare un lavoro che gli sottrasse ad un destino di miseria e di fame. 

Persone di buoni sentimenti,  preti,  persone religiose e militanti politici unirono le forze per creare apposite iniziative assistenziali ed educative per i giovani poveri e abbandonati e le fanciulle pericolanti.

Le chiese protestanti diedero vita a scuoleasili e orfanotrofi se pur con iniziative inferiori rispetto alle analoghe cattoliche, concentrarono i loro sforzi nelle valli del Pinerolese, dove era insediata la comunità valdese, in Toscana e nel Sud Italia.
Furono altrettanto importanti le iniziative avviate dai gruppi mazziniani e  successivamente dopo l'Unità le massonerie (attraverso Società operaie di muto soccorso) acquisirono grande importanza.
Nell'ambito della tradizione laica significativa fu la presenza della filantropia ebraica.

I punti di vista che che animavano i benefattori, filantropi ed educatori furono diversi:
  • mondo cattolico: spinto da zelo pastorale
  • educatori laici: valorizazzione delle potenzialità dell'inividuo e sul suo desiderio di riuscita e successo secondo l'impostazione del self-helpismo anglosassone
Pedagogia povera:

    Le pratiche educative utilizzate dai cattolici e dai laici, non erano sostenute in genere da una vera e propria elaborazione pedagogica (da qui pedagogia povera), ma erano predisposte in modo pratico, così da poter rispondere alle esigenze dei ragazzi:
  • assistenza materiale
  • ospitalità
  • istruzione
  • avviamento al lavoro


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